Un tempo di niente, un tempo di tutto. E’ stata la Roma a vincere una sfida così strana, una sfida dove la squadra che ha perso, la Juve, ha colpito tre pali e ha pagato a caro prezzo una follìa di Kean che Allegri ha fatto entrare all’89’03” e che all’89’37”, senza aver toccato un pallone, si è fatto cacciare per aver tirato un calcione a Mancini. La Roma ha agganciato il Milan ed è rientrata subito in corsa per la Champions, mentre domani la Juve rischia di perdere anche il 7° posto.
LA CAMOMILLA – Da due squadre corte e accorte, con due soli giocatori di livello assoluto (Dybala da una parte, Di Maria dall’altra, e stavolta nessuno dei due ha entusiasmato), non c’era da aspettarsi una partita spettacolare. E infatti non lo è stata. Ma se il secondo tempo ha comunque lasciato qualche emozione, il primo è stato giocato per amanti della camomilla. Escluso il palo colpito da Rabiot poco prima dell’intervallo, taccuino vuoto. Lo avevamo riempito solo prima che iniziasse la partita ragionando sulla scelta di Mourinho di portare in panchina il centravanti titolare, Tammy Abraham, per far giocare un tridente, con denti poco affilati, formato da Dybala, Pellegrini e Wijnaldum. L’intenzione di José era doppia. Primo: sorprendere la Juve e soprattutto la sua difesa togliendole un riferimento preciso come l’attaccante inglese. Secondo: aumentare il palleggio di qualità nella parte finale dell’azione. Per 45 minuti niente di tutto questo è accaduto e le intenzioni sono rimaste tali. Dybala ha liberato una sola volta il suo sinistro (tiro respinto da Szczesny), Pellegrini e Wijnaldum mai. Così l’argentino è stato coinvolto maggiormente nella fase difensiva, quando si allargava sulla destra per controllare le uscite di Alex Sandro. Lo stesso si deve dire di Pellegrini, impiegato da Mourinho nel controllo di Locatelli.
SCARSA QUALITA’ – Anche dall’altra parte, lo sviluppo della manovra era lento e prevedibile, al di là di quanto la Juve ha tenuto palla (55 per cento nel primo tempo, 59 alla fine). Per esempio, Vlahovic: ha giocato sempre spalle alla porta e quando usciva dalla linea d’attacco per fare da sponda, avendo solo il sinistro riforniva sempre e soltanto Kostic, così la giocata era ampiamente prevista e prevedibile. Per tutto il primo tempo, i duelli sono finiti quasi tutti in parità. L’unico ad avere spesso la meglio sul suo diretto avversario è stato Kostic che ha messo in difficoltà Zalewski. Ma anche in questo caso, parliamo di dettagli. Nella sostanza, poco calcio, poca qualità, molto timore da una parte e dall’altra.
FINALMENTE SI APRE – Il palo di Rabiot nel finale del primo tempo è stato il preludio di una ripresa con un calcio diverso, iniziata con Bonucci al posto dell’acciaccato Alex Sandro. La partita si è aperta per merito della Roma, passata in vantaggio con un suo difensore, Mancini. Non su angolo, come càpita spesso, ma con una sventola di destro da fuori area, su cui la Juve ha un po’ dormito: Rabiot era in ritardo e Kostic di fronte a quel siluro ha girato la schiena. Mourinho aveva già preparato i suoi cambi, Abraham per Wijnaldum e Karsdorp per Zalewski, ma dopo il vantaggio ha congelato la doppia sostituzione. Invece Allegri, ovviamente, è intervenuto subito con Chiesa al posto di Fagioli e dal 3-5-1-1 è passato al 3-4-3, con Di Maria a destra e Chiesa a sinistra, davanti a Kostic. La risposta di Mourinho è arrivata proprio in quel settore: fuori Zalewski, sempre più in difficoltà, dentro Karsdorp. La Juve ha centrato un altro palo (esterno) con una punizione di Cuadrado, la Roma ha avuto due mezze occasioni, insomma la camomilla era finita, ora ci si poteva aspettare di tutto.
TERZO PALO JUVE – Il ritmo è salito insieme alla tensione e il finale si è giocato sui cambi. Sono entrati Abraham e Bove seguiti pochi minuti dopo da Pogba e Paredes. Altra occasione per la Roma con un colpo di testa di Smalling, altro palo per la Juve con un colpo di testa di Mancini che stava per pareggiare il suo gol dopo un angolo di Paredes. L’ultima sostituzione di Mourinho è stata davvero curiosa: fuori Pellegrini dentro Belotti, così la Roma, che a inizio gara aveva iniziato senza attaccanti di ruolo, in vantaggio di un gol ha finito con due centravanti veri. Al doppio centravanti ha pensato anche Allegri che ha tolto Cuadrado per mettere Kean. L’avesse mai fatto. Il ragazzotto si è agganciato subito con Mancini, maglie e pantaloncini tirati da una parte e dall’altra e ha steso il romanista con un calcio dietro al ginocchio a palla lontana. Quando Kean è uscito dal campo dopo l’inevitabile rosso di Maresca non ha avuto la forza né il coraggio di alzare lo sguardo, altrimenti avrebbe visto il suo allenatore che gli diceva “ma che hai fatto?“. Mancavano 8 minuti, recupero compreso, alla fine, e all’ultimo istante la Juve ha avuto un’altra occasione con Danilo, l’ultima, finita fra le mani di Rui Patricio.