Centoquindici anni di storia e Inzaghi inciampa con l’intera torta in mano. Altro che brindisi e festa, l’Alberto Picco ospita la rappresentazione delle oscenità nerazzurre, il teatro in cui l’Inter decide di mettere definitivamente a nudo tutte le proprie fragilità mentali, generando altre incognite in merito alla gestione. Il trionfo dello sperpero, la continua rigenerazione di una crisi destabilizzante nella sua intermittenza. La definitiva confessione di uno spogliatoio ormai in autogestione, ma il pilota automatico non basta e il quarto posto può così sfuggire di mano. Sarebbe il disastro conclusivo, la tragedia che in viale della Liberazione non vorrebbero neanche sfiorare. A tal proposito, le prossime due partite contro Porto e Juve, significheranno molto per Inzaghi, anche per il suo futuro immediato.
MA CHI COMANDA? – Dura lex, sed lex: di fronte alla legge ci si piega. Ma ad Appiano chi comanda? Quali sono le regole? Inzaghi sembra un allenatore afflitto dalla paura di scegliere. Un po’ perché solo, un po’ perché succube. Non ha avuto la forza di imporsi, non è stato neanche aiutato. E adesso lo spogliatoio avanza pretese, non accetta ordini. Tutto è un compromesso e come al piccolo chimico, ogni elemento è pesato con il bilancino, al fine di tenere tutti buoni e non scontentare nessuno. Per tutti si intende quelli dalla spiccata personalità, perché invece Asllani, giovanissimo e ultimo arrivato, può serenamente marcire in panchina. L’importante è non scontrarsi con i vari Dzeko, Brozovic, Handanovic e compagnia cantante. All’Inter si fatica a dettare leggi chiare anche in merito al rigorista, tanto che a margine della partita contro lo Spezia, interrogato dai giornalisti, Inzaghi ha confermato che anche in futuro Lautaro e Lukaku saranno liberi di autogestirsi e scegliere in autonomia, nonostante il belga dal dischetto abbia segnato 17 gol su 17 rigori calciati, mentre l’argentino ne abbia sbagliati 6 su 17.
PRESENTE E FUTURO – Martedì c’è il Porto, poi subito la Juventus in casa. In viale della Liberazione c’è fermento e l’unità di crisi è in preallarme. Due partite che valgono presente e futuro. La qualificazione in Champions aveva da tempo smesso di essere così incerta, l’Inter aveva smarrito certe brutte abitudini, che adesso pare aver ritrovato. Non c’è più tempo da perdere dietro scelte democratiche, per salvare la stagione, i nerazzurri necessitano di maggiore polso. Di un allenatore e di una società che non guardino in faccia a nessuno.
(Fonte CalcioMercato.com)