Tutti le facce di Juan Cuadrado. Quella che si è vista tante volte. Quella che proprio non ti aspetti. Nella semifinale d’andata di Coppa Italia è arrivata una prestazione di quelle che il colombiano ha spesso messo in mostra proprio contro i nerazzurri, da sempre i suoi avversari preferiti: quello di martedì sera è il gol numero 6 segnato in carriera all’Inter, il più pesante è quello che non fa cumulo essendo passato agli annali come autorete nel 3-2 di San Siro del 2018 che poi si trasformò nell’allungo decisivo per il settimo scudetto consecutivo, quello “perso in albergo” dal Napoli di Maurizio Sarri. Più in generale poteva essere una serata da ricordare, lo sarà ma non per i motivi sperati. Eppure fino al 90′ era perfetta o quasi: iniziata con la premiazione per aver tagliato il traguardo delle 300 presenze in bianconero, arrivata con un gol che sembrava poter avvicinare sensibilmente la finale di Coppa Italia.
PERDE LA TESTA – Invece questa serata verrà ricordata da Cuadrado come una di quelle concluse peggio in tutta la carriera. Dopo il rigore segnato da Romelu Lukaku con annessa esultanza a zittire tutta la curva bianconera, soprattutto chi non ha ancora capito come si sta al mondo e non solo in uno stadio, proprio il colombiano diventa uno dei protagonisti del parapiglia che contraddistingue l’epilogo del match. Prima viene ammonito, già questo sarebbe bastato per fargli saltare la semifinale di ritorno in quanto diffidato. Poi arriva il confronto con Samir Handanovic che infine diventa scontro, i due arrivano alle mani e devono essere separati con la forza, dalle immagini sembrerebbe addirittura partire un pugno da parte di Cuardado nei confronti del portiere nerazzurro: entrambi espulsi, forse è il meno. Ed è questa la faccia di Cuadrado che ancora non si era mai vista, che forse soprattutto lui avrebbe voluto non mostrare mai.
Arrivano uno dopo l’altro, così nella stagione 1989-90, si comincia con la prima Supercoppa UEFA della storia del Milan,…
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